L'allattamento artificiale

24.08.2012 18:06

 

Se il latte materno manca o è insufficiente a soddisfare le esigenze di crescita del neonato-lattante, si deve ricorrere all’allattamento artificiale.

L’Industria dei prodotti dell’infanzia ha predisposto tutta una serie di latti cosiddetti “adattati o formulati”. Di derivazione dal comune latte di mucca, questi prodotti sono, appunto, adattati alle necessità nutrizionali del bambino con un complesso di modificazioni ed aggiunte con l’obiettivo di “eguagliare”  il latte di donna. Naturalmente tale sforzo ha ottenuto un prodotto finale di ottima qualità, con una composizione organolettica sempre più completa, ma pur sempre un latte diverso da quello di donna che rimane e rimarrà sempre inimitabile.

Nei primi sei mesi di vita si adopera il latte adattato “di partenza”, il cosiddetto “numero 1”, per poi passare al latte adattato “di proseguimento”, indicato come “numero 2”. Il latte vaccino fresco o a lunga conservazione non deve essere introdotto nella dieta del bambino prima del 12° mese perché ha una composizione di nutrienti non adatta al lattante del 1° anno di vita e perché può determinare, in soggetti predisposti alle allergie, microperdite intestinali di sangue(“ematochezia” o positività del “sangue occulto” nelle feci), che possono passare inosservati.

In caso di “allattamento misto”, la madre dovrà prima attaccare al seno il lattante, così come si fa nell’allattamento naturale esclusivo, ma per un periodo più breve e successivamente offrire il biberon. In caso di “allattamento artificiale esclusivo”, invece, il biberon, opportunamente preparato con il latte adattato, sarà offerto al lattante fin dall’inizio.

Per quanto riguarda, poi, la modalità, la dose e gli orari delle poppate, come per il latte materno, conviene lasciare libero il bambino di autoregolarsi ed offrire il biberon non ad orari fissi ma seguendo le sue necessità, anche se, ovviamente, con minore libertà rispetto all’allattamento naturale.

Se fino a 3 mesi il lattante ha ricevuto il latte materno e deve passare al biberon per necessità materne, come il ritorno all’attività lavorativa, conviene anticipare questo passaggio iniziando per tempo e sostituendo un pasto alla volta, per facilitarne l’accettazione da parte del bambino.

Infine se si opta per un latte in polvere, anziché liquido(le due diverse formule sono perfettamente uguali dal punto di vista organolettico), si badi ad ottenere una perfetta diluizione(un misurino “raso” di polvere in 30 ml di acqua per tutti i latti del commercio), versando nel biberon prima il solvente e poi il soluto cioè la polvere. Tale ricostituzione va sempre operata subito prima del pasto e l’eventuale avanzo non va più riscaldato e riutilizzato al pasto successivo. La confezione del latte in polvere una volta aperta, va conservata in luogo asciutto, lontano da fonti di calore e utilizzata per non più di quindici giorni. Il latte liquido, invece, una volta aperto, va conservato in frigo ed utilizzato entro 24 ore.