La prevenzione delle allergie

19.09.2012 09:21

 

Le patologie allergiche, nel corso degli ultimi 15-20 anni, sono aumentate molto e la loro prevalenza nella popolazione generale, ed in età pediatrica in particolare, è in continuo incremento. Patologie come l’asma, la rinite allergica e la dermatite atopica, sono di facile riscontro nel bambino e rappresentano, alle diverse età, malattie che il Pediatra si trova spesso ad affrontare. Questo cambiamento epidemiologico  si rileva, soprattutto, nei Paesi occidentali a maggior tenore di vita, come gli Stati Uniti, l’Europa e l’Australia ed è stato associato, in generale, alle migliori condizioni di vita ed in particolare alle mutate condizioni sociali che vedono da molti anni una maggiore espansione demografica nelle città, rispetto alle campagne, con un più abituale soggiorno in luoghi chiusi(case, scuole e posti di lavoro), e, nello stesso tempo, alle migliorate condizioni igienico-sanitarie ed al minore ricorso ad una vita più “paesana”, all’aria aperta. Per spiegare l’incremento delle patologie allergiche è stato, infatti, coniato il termine di “teoria igienica” che spiega l’aumento di queste malattie con il cambiamento dello stile di vita delle popolazioni occidentali che, attraverso il miglioramento dello stato di salute e la diminuzione degli stimoli degli agenti infettivi e parassitari, ha portato, nel corso degli anni, ad un prevalere della sintomatologia allergica.

Ma, se questo può essere vero, è altrettanto vero che le cause più importanti sono da attribuire all’esistenza di un terreno genetico-costituzionale predisponente su cui agiscono fattori ambientali scatenanti rappresentati dagli allergeni. Infatti, mentre nei nati da genitori non allergici, la prevalenza dell’allergia è intorno al 10%, questa sale al 40% se un genitore è allergico  e fino al 70% se entrambi i genitori soffrono di una qualche patologia allergica. E’ possibile, quindi, già dalla semplice anamnesi familiare, riconoscere soggetti “a rischio” di fare una malattia allergica nel corso della propria vita. L’identificazione di questi soggetti e l’insieme delle misure messe in atto per evitare l’instaurarsi dell’allergia, costituiscono il primo livello di prevenzione: la “prevenzione primaria”.  E’ da chiarire, comunque, che non si eredita la malattia allergica ma lo stato definito di “atopia” che è la tendenza dell’organismo a rispondere con la formazione di determinati anticorpi: le IgE. Queste, presenti sulla superficie dei mastociti tissutali e dei basofili circolanti, legano le sostanze estranee, dette antigeni, con il conseguente rilascio di mediatori chimici e l’innesco di tutta una serie di reazioni, responsabili dei sintomi allergici. Questo meccanismo, noto come “reazione di tipo I o di ipersensibilità immediata”, rappresenta quello più frequente con cui si esprime la sintomatologia allergica(la manifestazione più eclatante di questo gruppo è lo shock anafilattico). Dopo la fase iniziale, IgE mediata, come abbiamo visto, può seguire una reazione di fase ritardata a cui concorrono diverse altre cellule ed i rispettivi mediatori, responsabile dei sintomi cronici di più lunga durata(asma e rinite allergica). Esistono altri tre meccanismi conosciuti con cui si estrinseca l’allergia: la “reazione di tipo II o di citotossicità anticorpale” in cui anticorpi, questa volta di tipo IgM, IgG o IgA, si legano ad antigeni presenti sulla superficie cellulare, attivando la cascata del complemento, provocando la lisi della cellula ed il rilascio di anafilotossine(C3a-C4a-C5a), che determinano, a loro volta, la liberazione dei mediatori infiammatori. Il bersaglio cellulare può essere rappresentato dai globuli rossi(anemia emolitica), dalle piastrine(trombocitopenia)o dalle cellule tiroidee(tiroidite). Il terzo meccanismo allergico è sostenuto dalle “reazioni di tipo III o da immunocomplessi” quando immunocomplessi formati dall’unione antigene-anticorpo, si depositano, attraverso la circolazione, in vari tessuti provocando danno cellulare, attivazione del complemento e rilascio dei mediatori(malattia da siero e porpora di Schonlein-Henoch ad esempio). Infine, l’ultimo meccanismo conosciuto di allergia, le  “reazioni di tipo IV o di ipersensibilità ritardata”, si verificano quando linfociti T attivati scatenano una risposta che, attraverso la liberazione di citochine come l’interferone gamma ed altri fattori, attiva e attrae i macrofagi tissutali che concorrono al danno d’organo(dermatiti da contatto, tbc).

Le ricerche scientifiche rivolte alle misure da intraprendere per ridurre la prevalenza delle patologie allergiche, hanno stabilito, in modo certo, il ruolo positivo svolto dell’allattamento naturale esclusivo fino al sesto mese di vita.  E’ stato anche dimostrato, in soggetti con familiarità positiva per allergopatie, un vantaggio, statisticamente significativo, in termini di minore insorgenza di allergie nei primi anni di vita, in quei bambini che avevano allattato per più tempo rispetto a quelli allattati per un tempo minore. Un vantaggio analogo si verifica iniziando lo svezzamento al sesto mese, rispetto ad una precoce introduzione di alimenti diversi sia nell’allattato al seno che nel bambino con allattamento artificiale.  L’abitudine al fumo da parte dei genitori si correla, in modo significativo, ad una maggiore insorgenza di patologie allergiche, per il ruolo negativo svolto dal fumo passivo. Allo stesso modo si comporta la precoce esposizione, fin dalla nascita, all’acaro  e ad alcuni animali domestici(cane, coniglio), mentre sembra agire diversamente la presenza di un gatto in casa. E’ stato, infatti, dimostrato, in un gruppo di soggetti atopici, che tale condizione, comporta un minore rischio di diventare allergici , rispetto ai bambini che entrano a contatto con l’animale più tardivamente. Alcuni studi indicano, addirittura, che l’effetto protettivo risulta più evidente se il numero dei gatti residenti in casa è maggiore. Questo effetto, apparentemente paradossale e riscontrato solo per il gatto, è stato spiegato con l’ipotesi dell’instaurarsi di una specifica tolleranza del sistema immunitario, secondaria alla precoce e forte concentrazione di derivati del gatto. Al contrario, in mancanza di un contatto precoce, l’esposizione più tardiva agli allergeni del gatto, agirebbe da stimolo per lo sviluppo di allergia.

Accanto alla prevenzione primaria delle allergopatie che , come si è visto, mira ad  impedire che un soggetto, geneticamente predisposto, diventi allergico, ugualmente importante è la prevenzione secondaria basata sulle misure da adottare, in soggetti che già manifestano patologie allergiche, per impedire una evoluzione sfavorevole, in termini di riacutizzazioni e cronicizzazione, delle patologie stesse. A questo scopo un ruolo fondamentale è sostenuto dalla profilassi ambientale, sia nel contrastare l’esposizione agli allergeni responsabili dell’allergia, sia nel ridurre la carica antigenica e la durata del contatto, come si può verificare nell’ambiente domestico. Misure come quelle anti-acaro che consistono nel contenere la temperatura e l’umidità della casa, nel garantire un frequente ricambio d’aria degli ambienti domestici, nell’abolire gli arredi che favoriscono la proliferazione di questo artropode e nell’utilizzo del copricuscino e del coprimaterasso, si sono dimostrate efficaci. Ugualmente importanti sono le misure antifumo rivolte ai conviventi del bambino per abbattere l’azione negativa del fumo passivo ed i consigli che riducono l’inalazione degli aeroallergeni pollinici. Infine un cenno all’efficacia nel ridurre la gravità dei sintomi allergici deve essere fatto all’impiego precoce e per lungo tempo dell’immunoterapia specifica(ITS), sia sottocutanea che sublinguale. E’ stato anche dimostrato la sua azione contrastante l’evoluzione asmatica della rinite allergica e l’azione desensibilizzante sugli allergeni inalanti e sulle punture d’insetti.