I geni, la dieta e l'obesità
Lì, 13-11-2012
Le abitudini alimentari possono modulare la predisposizione genetica per l'obesità e le malattie cardiovascolari.
Di questo si tratta in una revisione americana condotta presso il Department of Nutrition della Harvard School of Public Health di Boston (Massachusetts – USA) focalizzata sulle relazioni tra predisposizione genetica all’obesità e influenza ambientale che alimenta l’attuale incidenza delle malattie a questa correlate (diabete 2 e malattie cardiovascolari).
Negli ultimi decenni, in parallelo con il passaggio da stile di vita più attivo a sedentario, e soprattutto con il passaggio da una dieta abituale nutriente a una con elevata densità energetica, il fenomeno dell’obesità ha raggiunto livelli allarmanti. Di contro, negli ultimi anni, la tecnologia di genotipizzazione ha fatto passi da gigante svelando le basi genetiche di malattie complesse e scoprendo l’intervento della variabilità genetica nelle interazioni gene/dieta.
La comprensione di tali interazioni ha il potenziale per promuovere le modificazioni della dieta sulla base del corredo genetico. Diversi recenti studi su larga scala evidenziano, in proposito, che il consumo di zuccheri, bevande zuccherate o che, in generale, le abitudini alimentari possono modulare la predisposizione genetica per l'obesità o le malattie cardiovascolari. Analisi effettuate in studi clinici randomizzati hanno mostrato che i marcatori genetici per l'obesità, il diabete, o per le malattie cardiovascolari potrebbero modificare la risposta metabolica alle diete adottate per perdere peso.
Tutto questo si discute nella revisione che tende ad approfondire tali temi in modo da indirizzare la clinica pratica verso possibili interventi di sanità pubblica efficaci nella correzione dei fattori ambientali che intervengono nella correlazione tra geni-dieta e fattori predisponenti all’obesità e alle patologie ad essa correlate.