Asma, supplementazione con vitamina D potrebbe ridurre le riacutizzazioni

20.09.2016 08:51


L'aggiunta di vitamina D al trattamento dell'asma potrebbe ridurre le riacutizzazioni nei pazienti con asma da lieve a moderata, secondo i risultati di una revisione Cochrane presentata al European Respiratory Society Congress appena conclusosi a Londra. Ma i ricercatori, guidati da Adrian Martineau, Asthma UK Centre for Applied Research at Queen Mary University of London, chiedono cautela: i risultati vengono da un numero di studi relativamente piccolo, di cui nessuno ha riportato singolarmente un effetto statisticamente significativo della vitamina D sul rischio di
esacerbazioni.

La revisione ha valutato nove trial in doppio cieco controllati con placebo, per un totale di 435 bambini e 658 adulti con asma da lieve a moderata. Il trattamento con integratori orali a base di vitamina D3 (colecalciferolo) è stato somministrato per periodi variabili da 4 a 12 mesi, a dosi di 500-1200 UI/die. «Nel complesso, la supplementazione è stata associata a una significativa riduzione del tasso di riacutizzazioni asmatiche trattate con corticosteroidi sistemici, con un numero medio di eventi acuti ridotto da 0,44 a 0,22 a persona» scrivono gli autori, precisando tuttavia che questi risultati si basano principalmente su dati provenienti da una popolazione adulta, e non devono essere generalizzati ai bambini. Secondo la revisione Cochrane, l'aggiunta di colecalciferolo riduce anche il rischio di esacerbazioni che richiedono un ricovero in ospedale o una visita al pronto soccorso, mentre non ha alcun effetto sulla funzione polmonare o sui sintomi asmatici, e non aumenta il rischio di eventi avversi gravi. «Ciò che non sappiamo è se i benefici della vitamina D sono limitati solo ai pazienti in stato carenziale o se si verificano in tutti gli asmatici» riprende Martineau, sottolineando che per rispondere alla domanda è in corso un'analisi per sottogruppi. «Circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo hanno livelli di vitamina D inferiori a 75 nmol/l, un valore generalmente considerato insufficiente; viceversa, livelli inferiori a 50 nmol/l sono considerati sintomo di uno stato carenziale» scrivono gli autori, puntualizzando che in gran parte dei partecipanti i livelli di vitamina D erano carenti o insufficienti.


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